Il soprappeso e l’obesità sono condizioni patologiche giovani ma tuttavia sono bastati pochi decenni perché si trasformassero in un’epidemia. Il recente e preoccupante aumento della popolazione con problemi di soprappeso e obesità, ha reso urgente lo sviluppo di nuovi modelli di prevenzione e di cura per tentare di fermare la diffusione, ormai globale, di queste condizioni. Nel perseguire tale obiettivo, la medicina basata sull’evidenza clinica ha individuato due trattamenti non chirurgici che si sono dimostrati capaci di determinare un risultato positivo nella perdita di peso corporeo: la terapia comportamentale e la terapia farmacologica.Tuttavia, nonostante i progressi compiuti, l’emergenza obesità non accenna ancora a diminuire. Infatti sia la terapia comportamentale che quella farmacologia, impiegate in tale condizione, hanno dimostrato di non riuscire a far mantenere i risultati ottenuti oltre i due anni. Dall’analisi dei dati estrapolati dal follow-up dei pazienti dimagriti si è evidenziato che circa l’80% dei soggetti obesi trattati otteneva, in un periodo variabile dai quattro ai sei mesi, una perdita media del peso corporeo del 10% ma si è anche osservato che la maggior parte dei pazienti recuperava tutto il peso corporeo perduto in circa tre anni. Andando ad approfondire l’indagine sul perché di tale esito si è visto che il trattamento del soprappeso e dell’obesità non teneva conto di due aspetti principali: 1) fornire strategie idonee a far mantenere nel tempo il peso corporeo perduto e quindi far adottare la dieta come stile di vita; 2) studiare i processi cognitivi o più semplicemente i modi di pensiero del paziente. Infatti, in ricerche successive, è stato rilevato che responsabili dell’abbandono dei tentativi di dimagrimento e quindi del
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